Il grido d’allarme dei micro-birrifici italiani: “Non lasciateci soli”.

Il grido d’allarme dei micro-birrifici italiani: “Non lasciateci soli”. Nel 2020 giro d’affari dimezzato.

Penalizzati pesantemente dalla pandemia, i piccoli birrifici indipendenti italiani puntano sulla differenziazione.

“Noi siamo la birra, non lasciateci soli”, è il grido d’allarme lanciato dai piccoli birrifici indipendenti italiani. La pandemia tra lockdown, chiusure parziali degli esercizi e restrizioni alla libera somministrazione, ha avuto un impatto enorme sulle vendite di birra artigianale. La crisi dell’HoReCa (Hotellerie, Restaurant, Café) non poteva, del resto, che ripercuotersi negativamente sull’attività dei micro-birrifici.

A distanza di 12 mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, gli impianti totalmente o parzialmente fermi non si contano più. Il giro d’affari si è praticamente dimezzato rispetto al 2019 mentre il fatturato 2020 relativo alla somministrazione diretta è calato, a sua volta, del 60%. Il 70% dei micro-birrifici è ricorso, inoltre, alla cassa integrazione per i dipendenti. Al contempo è evidente l’importanza che tale comparto continua a rivestire per la nostra economia. Basti solo pensare al numero di addetti coinvolti nell’intera filiera.

“Una riapertura dei locali in sicurezza ed in maniera stabile, con la possibilità di lavorare anche nelle ore serali, rappresenterebbe una spinta decisiva per ripartire, – ha dichiarato Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai – l’intero comparto birraio italiano vuole attuare una strategia di rilancio del settore che, tuttavia, dev’essere supportata anche da azioni normative adeguate”. È il caso, tra le altre, dell’introduzione di un codice specifico Ateco che sancisca definitivamente la differenza del prodotto artigianale rispetto alla produzione birraria totale”.

Dalla sua nascita nel 1996 fino a tutto il 2019il mercato è cresciuto costantemente. Secondo l’Annual Report di Assobirra, prima della pandemia i micro-birrifici e i brew-pub presenti in Italia – beer-firm escluse – erano 841. Nel 2009 erano appena 242 mentre nel 2014 erano diventati 585. Il boom si è registrato nel 2016, quando se ne contavano addirittura 943. Tra le regioni più produttive troviamo la Lombardia (134 micro-birrifici e brew pub), il Piemonte (77), il Veneto (74) e la Toscana (70). Sono 3.100, invece, le persone occupate per una produzione totale di circa 524mila ettolitri di birra, pari al 3,1% del totale nazionale.

“Per riprendersi da questa grave crisi è necessario un importante intervento pubblico che, con adeguati provvedimenti normativi, disponga una riduzione dell’Iva e l’eliminazione delle accise per i prossimi 24 mesi con una netta riduzione dal 24esimo mese, incentivi per impianti sulla birra in fusto e agevolazioni sul vuoto a rendere, – spiega Matteo Minelli, vicepresidente di AssoBirra con delega ai birrifici artigianali – un simile intervento non può prescindere, tuttavia, dal coinvolgimento degli imprenditori del settore che possono significativamente contribuire ad individuare le misure più appropriate per riprendersi. D’altro canto, gli imprenditori devono muoversi in sinergia tra loro così da poter concretamente determinare le linee guida per la rinascita del settore”.

di Salvo Cagnazzo da Repubblica Economia Osserva-Italia Osserva Beverage

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