La cucina fusion incontra l’Italia: quando la tradizione viaggia.
La cucina fusion non è una moda recente né un vezzo, è il risultato naturale di secoli di viaggi, scambi e contaminazioni.
Ogni volta che un ingrediente ha attraversato un confine, che una ricetta è stata reinterpretata in un’altra lingua, è nata una forma di cucina fusion. Pensiamo al pomodoro, arrivato dall’America e diventato protagonista della cucina italiana. O al caffè, pianta etiope trasformata in rito quotidiano in tutto il Mediterraneo.
In fondo, la nostra insalata di riso portata in spiaggia ricorda la poke bowl hawaiana, un piatto unico e fresco da comporre a piacere. La piada romagnola ci fa pensare alla pita greca, il cous cous ha tanto in comune con la fregola sarda. E gli spaghetti? Li trovi in Cina, in Giappone, in Italia, ognuno con la sua forma e la sua storia.
La cucina fusion racconta chi siamo e come siamo cambiati, intrecciando sapori e culture senza mai perdere le radici. È interessante perché ci spinge a guardare i piatti di tutti i giorni con occhi nuovi; è preziosa perché conserva la memoria degli scambi, la creatività delle contaminazioni e la capacità della cucina di adattarsi e resistere nel tempo.
Sono piatti immediati, riconoscibili, che nella ristorazione funzionano proprio perché restano semplici ma portano in tavola un piccolo viaggio. Da accompagnare, naturalmente, con una buona birra.
Piatti che raccontano storie (e stanno bene con una birra)
Arancin* al curry
L’asterisco serve a non creare litigi fra sostenitori di arancini o arancine… per certo sono tra i simboli della Sicilia: fritti, croccanti all’esterno e ripieni di riso e di sugo. In India il riso si veste di curry, una miscela di spezie che varia da città a città. Dalle due tradizioni, nasce un sapore che sa di Mediterraneo e Asia: il curry al posto dello zafferano e magari un ripieno di verdure. Come se la nonna siciliana tornasse da un viaggio a Bombay con una nuova ricetta in tasca.

Piada con hummus e falafel
La piada romagnola nasce povera e contadina, cotta sul testo e riempita con ciò che c’era. In Medio Oriente, invece, l’hummus e i falafel sono protagonisti dello street food: ceci frullati e polpettine speziate. L’incontro tra le due cucine dà vita a un “wrap” che resta semplice, genuino, vegetariano e ricco di gusto.
Nachos con ragù alla bolognese
I nachos sono un piatto messicano a base di triangoli di tortilla di mais fritti o cotti al forno, conditi con formaggio fuso e spesso accompagnati salse, guacamole, panna acida o altri ingredienti. Con noi viaggiano invece in Emilia, dove il ragù è il sugo delle domeniche in famiglia, diventando un piatto da pub che mette d’accordo tutti, dove il crunch messicano incontra la cremosità italiana.
Hot dog con salsiccia friarielli e provola
L’hot dog nasce a New York con i venditori tedeschi di wurstel, servito in panini morbidi con senape o ketchup. Noi lo immaginiamo in chiave partenopea: salsiccia, friarielli e provola affumicata. Così l’hot dog conserva l’anima dello street food americano ma parla in napoletano, un omaggio agli emigrati che oltreoceano portano con sé cuore e anima italiani.
Samosa con ricotta e spinaci
Il samosa, oggi icona indiana, ha radici persiane: piccoli triangoli di pasta fritta ripieni di verdure e spezie. Da noi possono diventare italiani nel ripieno con ricotta e spinaci, come un tortello che ha deciso di viaggiare in formato street food e farci gustare un finger food che tiene insieme due mondi.
Ceviche con arance siciliane
Il ceviche, piatto simbolo del Perù, nasce da una tecnica antichissima: marinare il pesce crudo negli agrumi per poi arricchirsi nel tempo di cipolla e lime. Nella nostra versione incontra il Mediterraneo con arance siciliane e finocchio, per un piatto fresco e profumato che racconta due mari lontani. A voi la scelta del pesce!
Perché ci piace così tanto la cucina fusion
Perché è curiosa senza diventare complicata. Ci permette di ritrovare sapori che conosciamo e, allo stesso tempo, di scoprire qualcosa di nuovo. È una cucina che diverte, che unisce culture lontane e le fa dialogare con un linguaggio universale, quello del cibo condiviso.
E nei pub o nei bistrot dà il meglio di sé, soprattutto accanto a una buona birra: una lager fresca con il ceviche, una IPA decisa con i nachos, una stout cremosa con i samosa.
La cucina fusion non sostituisce la tradizione bensì la arricchisce, la aggiorna, la rende più viva.
Un po’ come la birra, che è convivialità e scoperta allo stato puro!


































