Panoramica sul grande mondo del Cognac e Armagnac.
Perché il distillato d’uva in Francia non si chiama brandy come nel resto del mondo? Facile dire che i cugini francesi soffrono di “grandeur” di “degaulliana” memoria, e quindi si vogliono distinguere; cugini poi! di sangue o “di latte andato a male”? così si dice in Toscana, manifestando un’evidente idiosincrasia verso i francesi che risale alle ruberie napoleoniche … ma torniamo a parlar di distillati.
Il brandy in Francia prende il nome dalle due zone di produzione, Cognac, cittadina del dipartimento della Charente, nella Francia occidentale, e Armagnac, omonima contea nel cuore della Guascogna, a sud-ovest della Francia, quasi ai confini della Spagna.
Sempre di brandy si tratta ma cosa determina la differenza fra i due? la geografia che indica territori con caratteristiche morfologiche diverse, la storia, basti dire che l’Armagnac è il primo brandy prodotto in Francia centinaia di anni prima del Cognac, il processo di produzione… e tutti questi fattori fanno la differenza nel gusto.
Il territorio in cui il distillato di uva si può definire Cognac è suddiviso in sei sottozone chiamate crus, di cui due, Grand Champagne e Petite Champagne, danno una produzione di maggior pregio. Sono il terreno calcareo e il clima marittimo della zona a dettarne le caratteristiche di finezza e leggerezza. Mentre i terreni sabbiosi ed argillosi del Bas-Armagnac, rispetto alle altre due zone di Haut-Armagnac e Armagnac-Ténarèze, conferiscono all’Armagnac un profumo complesso e un gusto più robusto.
Ben diversa la storia dei due distillati e anche se è il Cognac ad essersi affermato nel mondo, il primo brandy francese è stato l’Armagnac. Discordi le teorie sulle origini dell’Armagnac, secondo alcuni il primo documento risale al 1411, è in dialetto guascone e parla di “aygue ardente”, secondo altri fa fede un testo custodito nella Biblioteca Vaticana che cita il manoscritto di un monaco della contea di Armagnac che già nel 1310 loda le proprietà medicamentose del distillato di vino bianco. La prima indica un’origine contadina, la seconda ha un chiaro riferimento al monastero di Eauze, quindi di origine monastica. Che sia di origine contadina o monastica, di certo l’Armagnac è frutto del basso medioevo, siamo nel XIV secolo.
Le prime notizie che ci giungono sul Cognac risalgono al XVII secolo, e il merito delle sue origini va ascritto ai mercanti olandesi che, commerciando sulle coste dell’Atlantico, a causa dei lunghi viaggi avevano il problema del deterioramento del vino, quindi suggerirono ai contadini di distillare il loro vino così da facilitarne trasporto e conservazione.
Proprio i collegamenti via fiume con l’importante porto commerciale di Bordeaux ha fatto sì che il Cognac di affermasse rispetto ad un prodotto dell’entroterra, come l’Armagnac, che aveva percorsi impervi per Bordeaux o troppo lunghi per Bayonne. L’Armagnac è rimasto così un prodotto legato a piccoli produttori, più artigianale, di nicchia, eccellente ma meno “conosciuto”. E questo fa capire quanto sia importante il territorio in cui si nasce per spiegare differenze e destini… di uomini, frutti … e distillati!
Le differenze di produzione esistono ma non sono così eclatanti pur dando origine a distillati facilmente distinguibili. In comune hanno l’utilizzo di uve a bacca bianca, Ugni blanc, Folle blanche, Colombard, Sémillon per il Cognac, e Ugni blanc, Folle blanche, Colombard e Baco Blanc, tipica dell’Armagnac, una varietà ibrida franco-americana creato da François Baco, particolarmente resistente agli insetti che attaccano le viti.
Diversa la distillazione, per il Cognac è doppia, cioè discontinua, in alambicchi di rame a vapore, detti “Charentais”; per l’Armagnac è singola, cioè di tipo continuo, in alambicchi a fuoco, una piccola colonna da sempre usata per distillare in Guascogna chiamata “Armagnacais”. Il primo metodo dona al Cognac purezza e delicatezza, il secondo conferisce all’Armagnac un sapore più rustico, complesso e ricco di aromi.
Eguale l’affinamento in botti di rovere per i due distillati, diversi i tempi di invecchiamento. Il Cognac per essere detto tale deve invecchiare almeno 30 mesi e non oltre 10 anni, l’Armagnac non ha obblighi se non un indispensabile anno, dall’uscita della “blanche” (il liquido cristallino che esce dall’alambicco) per acquisire gusto, colore, profumo… ottimo dopo dieci anni, con etichetta Hors d’age, eccezionale millesimato.
Cognac e Armagnac, sebbene simili, esprimono, a mio giudizio due modi di bere diversi: il Cognac, con il suo gusto delicato e morbido, è un distillato raffinato, elegante, internazionale, non a caso il mercato è dominato da marchi globali come Hennessy, Rémy Martin, Martell e Courvoisier; l’Armagnac, avvolgente al palato, speziato, caldo e vivace, è un distillato che, per i motivi geo-commerciali descritti, è rimasto tradizionalmente legato al piccolo produttore, è un distillato artigianale, espressione verace di un territorio rurale, mi verrebbe da dire che è un “guascone” come D’Artagnan, non sbruffone e gradasso come si intende l’aggettivo ma “ardito nella sua integrità”.