Negli anni ’80 i giovani erano il riferimento nei nuovi modelli di consumo, e ora?

giovani modello di consumo

Ho un ricordo preciso degli anni ottanta, in quel periodo i “giovani” erano il centro dell’orientamento della società dei consumi: dalla moda all’industria automobilistica, dalla nascita delle paninoteche alla musica, la società vedeva negli atteggiamenti delle nuove generazioni l’humus sul quale coltivare ogni azione di sviluppo ed investimento.
I cambiamenti sociali nel nuovo millennio e, non ultima, la crisi economica, sembra che abbiano modificato il ruolo e l’importanza di questa categoria che prima risultava essere il faro del progresso. Sono ancora i “giovani” il soggetto sociale più importante per interpretare il cambiamento? I loro comportamenti saranno quelli che continueranno ad influenzare i nostri stili di vita, la produzione, e, per quanto ci riguarda, i consumi alimentari extradomestici?

Sugli stili alimentari e salute dei giovani di oggi ci aiuta un’indagine della Università di Siena.

Come si orientano i giovani della Millennial Generation nell’alimentazione? Dal Laboratorio di Analisi Politiche e Sociali dell’Università di Siena ci arrivano queste indicazioni: si fidano meno della industria alimentare e non ritengono che lavorino nell’interesse della loro salute, per orientarsi si informano principalmente in famiglia o dal loro medico, più che alla qualità sono attenti al prezzo dei loro consumi alimentari e, per essere la cosiddetta Net Generation, su questi temi dell’alimentazione non si fidano nemmeno dei social media.
La crisi economica e un atteggiamento tradizionalista sembrano i principali punti di riferimento: il 91% ritiene il prezzo il fattore più importante e l’85% considera fondamento di garanzia e qualità la provenienza italiana dell’alimento. Se pur il 40% ritiene di essere disponibile a consumare in maniera ecologicamente sostenibile, circa il 31% è “agnostico alimentare”, cioè rappresenta chi fa uso dei cosiddetti alimenti qualitativamente superiori (biologici e a marchio) e nello stesso tempo dello junk-food. Un altro dato che salta all’evidenza è la visione comune di un mondo di cospirazioni su alimentazione e problematiche connesse alla salute. I nostri giovani sono in netta maggioranza convinti dell’esistenza di complotti vari fra grandi catene alimentari (fast-food), industrie farmaceutiche e politica.
Vince il prezzo e non il fast food.
Per ciò che riesco a leggere personalmente dall’indagine credo che la maggior parte di questa generazione sia abbastanza attenta e consapevole dei suoi acquisti alimentari e che il suo riferimento sia contenuto in questa catena di significative parole: prezzo-salute-tradizione-famiglia-italia.
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